Ci risiamo, a quasi 2 anni da quel 14 agosto 2018, quando un tratto del viadotto conosciuto come Ponte Morandi, crollava provocando la morte di 43 persone. È di queste ore la notizia del crollo del ponte di Albiano Magra ad Aulla, in provincia di Massa Carrara, sulla strada provinciale 70. Il ponte si trova in località Albiano e collega la Sp70 con la Sp62, al confine tra la Liguria e la Toscana, è lungo circa 270 metri ed è alto 8 metri.
Il ponte
L’opera, unitamente a tutta l’arteria, è gestita da Anas a partire dal novembre del 2018, a seguito dell’emanazione del DPCM 20 febbraio 2018, recante una revisione complessiva della rete stradale di interesse nazionale e della rete stradale di interesse regionale, in particolare quella toscana.
Una struttura in cemento armato, formata da due piste stradali con due percorsi pedonali e, nella parte superiore, da cinque arcate che poggiano su quattro pile in muratura. L’appalto per la realizzazione del ponte fu vinto nel 1903 e la costruzione ebbe luogo tra il 1906 e il 1908. L’opera fu poi ricostruita nel 1949, utilizzando le pile esistenti, con tecniche costruttive e materiali più moderni.
Il crollo
Si indaga sulle ragione del crollo. Oltre a un probabile cedimento strutturale, si ipotizza anche una fuga di gas. Il cedimento è stato localizzato, probabilmente dovuto al crollo di una campata o ad un problema di una pila – il cui arco forniva il supporto orizzontale alle pile adiacenti – e si è propagato per tutta l’opera.
Probabilmente il ponte non aveva la sufficiente robustezza per resistere al crollo di una parte della struttura. Da tenere in considerazione, però, il periodo in cui è stato costruito, nel dopoguerra, con conoscenze tecniche, norme, previsioni di carico e traffico, e disponibilità economiche molto diverse rispetto ai tempi moderni.
Il paradosso è che grazie al lockdown, dovuto alla necessità di bio contenimento della pandemia, l’ennesima tragedia è stata solo sfiorata, visto che in tempi normali il ponte è trafficatissimo.
Nuovo crollo, vecchia storia
L’opera pubblica era già oggetto di denunce e segnalazioni da parte di numerosi automobilisti che notificavano la presenza di pericolose crepe, peggiorate poi dal maltempo; gli interventi effettuati si erano rivelati insufficienti già da subito e le proteste continuavano a provenire anche dalle autorità locali. Ma qualche esperto aveva dichiarato che non c’era alcun pericolo per la stabilità della struttura, che nel mattino di mercoledì 8 aprile ha ceduto, causando due feriti.
Miliardi di euro bloccati per le manutenzioni in Anas e altri gestori delle infrastrutture. Un piano elaborato seriamente per la manutenzione delle infrastrutture non può più aspettare. È il momento di rendere le nostre strade più sicure. La priorità sono le grandi opere, sia in senso di costruzione ex novo, sia in termini di manutenzione dei 154 mila chilometri tra strade e autostrade, di cui ben 111 mila sono strade provinciali, senza dimenticare la revisione della rete ferroviaria.
Ripartiamo dalla consapevolezza che è necessario creare strategie che sappiano mettere in campo prospettive di riconversione industriale, di innovazione tecnologica in chiave ambientale. Se c’è un insegnamento che dobbiamo trarre da quello che sta capitando al mondo in questi mesi, è la connessione tra inquinamento e letalità del Covid-19. La riduzione della biodiversità e i mutamenti climatici hanno alterato gli equilibri sul pianeta, abitato da 8 miliardi di persone, aumentando rischi e fragilità, secondo quanto affermato anche nel documento del WWF Italia, che spiega la pandemia come effetto boomerang della distruzione degli ecosistemi. La riduzione dell’impatto ambientale e l’ecosostenibilità in tema di opere infrastrutturali, non può che essere il nuovo approccio responsabile all’edilizia.
Fa scuola, in quest’ottica green, senza trascurare per questo la sicurezza secondo le più moderne tecniche in tema di ingegneria, il nuovo Ponte di Genova sul Polcevera (ex Ponte Morandi). Sarà dotato di sistemi di automazione robotica e sensoristica per il controllo infrastrutturale e manutentivo e avrà uno speciale sistema di deumidificazione per evitare la formazione di condensa salina e limitare i danni da corrosione. Tra le innovazioni anche una banca dati che sarà utilizzata come base per la progettazione futura di infrastrutture della stessa tipologia, magari proprio nella ricostruzione del ponte ad Aulla.
Gli esperti del settore chiedono a gran voce che organismi d’Ispezione terzi e indipendenti, siano incaricati di controllare e validare i progetti, siano essi manutentivi o costruttivi, di portare avanti valutazioni tecniche integrate riguardanti aspetti progettuali, urbanistico−ambientali, contabili−amministrativi, edili e strutturali, impiantistici e controlli tecnici in corso d’opera.
Il cedimento del ponte di Albiano che, grazie alle misure di contenimento non ha fatto vittime, ci ricorda una delle tante priorità del nostro Paese: le infrastrutture e la loro messa in sicurezza.