Ripartenza green. L’edilizia gioverà del decreto Maggio (saltato quello di Aprile), un maxi incentivo per una maxi crisi di tutta la filiera del comparto edile: ecobonus e sismabonus del 110%. Interventi shock per far ripartire un settore che, di suo, era già risucchiato da anni nel baratro degli infiniti adempimenti burocratici e delle regole che tutt’ora paiono sensate solo ai professionisti della “cosa pubblica”.

Lo aveva anticipato in esclusiva già il 30 aprile il Sottosegretario Margiotta, durante un incontro in streaming organizzato dal Club Rotary Milano Porta Venezia sul “Modello Genova”, come nuovo auspicabile paradigma per la ripartenza dell’edilizia post-Covid19 (che purtroppo, a quanto appreso, dovrà restare un’opera alla Paganini: non ripetibile). Margiotta anticipò che ci sarebbero state grandi novità per l’edilizia, un settore che rappresenta(va) l’8% del Pil del nostro paese.

Intanto, durante il lockdown, lo scenario internazionale diversamente da quanto ritenuto in Italia, ha visto una prosecuzione delle fondamentali attività cantieristiche. Le misure anti-contagio messe in campo dai governi non hanno interrotto del tutto il comparto edile, garantendo servizi essenziali manutentivi e strategici. In Italia, la gestione della pandemia dal punto di vista economico ha preso un’altra strada, lo sappiamo, ma fin qui cronaca di ciò che appartiene alla pagina “ieri”. Analizziamo il “domani” dell’edilizia, con i provvedimenti messi in campo per il rilancio del settore.

Un maxi incentivo, contenuto in un pacchetto di interventi “sulla casa” che si presenta come un’onda d’urto da 7 miliardi fino al 2023 (con coperture già in campo). Per risvegliare il settore dal coma, ci vorrà una terapia riabilitativa fatta di liquidità, sì ma anche di deregulation: poche regole, tempi per le pratiche ridotti ai minimi termini, che oggi rappresentano ancora il 54% dei tempi legati alla realizzazione di opere edili.

L’ecobonus per efficientamento energetico e sismabonus per mettere in sicurezza gli immobili, passano dal 50-65% e 75-80% al 110 per cento. È possibile farne richiesta dal 1 luglio 2020 al 31 dicembre 2021 e la detrazione si potrà recuperare in 5 rate annuali di pari importo. Ci sono però altre due opzioni: la cessione del credito o lo sconto in fattura. Ed è proprio qui, oltre che nell’aumento dell’aliquota e nell’inclusione dei “lavori minori”, che risiede la principale novità del decreto (la legge di Bilancio 2020 limitava la possibilità dei contribuenti di usufruire di uno sconto in fattura solo agli “interventi di ristrutturazione importante di primo livello” eseguiti sulle parti comuni dei condomini per una cifra complessiva pari o superiore a 200mila euro).

La misura si potrà applicare a tutti gli interventi di riqualificazione energetica, all’installazione di pannelli solari o fotovoltaici, al rifacimento delle facciate (sulle quali al momento c’è un bonus al 90%), alla sostituzione delle finestre. Unica condizione: nei lavori deve essere compresa la realizzazione di almeno uno di questi tre interventi: cappotto termico dell’edificio, caldaia a condensazione o caldaia a pompe di calore.

La novità è che il superbonus può anche essere ceduto a terzi. Famiglie e/o condomini potrebbero cedere il credito d’imposta maturato a banche, assicurazioni o ad altre imprese che svolgono lavori. Pertanto, una famiglia deciderà se detrarre negli anni successivi un importo superiore alla spesa o se cederlo all’impresa che ha incaricato di eseguire i lavori, con uno sconto in fattura del 100%. Insomma, opere a costo zero!